Sono parole agghiaccianti quelle che rimbombano nell'aula del tribunale di San Isidro a Buenos Aires, in Argentina. Seduta davanti ai giudici c'è Dalma, 38 anni, la primogenita di Diego Armando Maradona, scomparso il 25 novembre del 2020. Anche nell'11esima udienza del processo per sua la morte, con l'equipe medica accusata di omicidio colposo, non mancano particolari inquietanti. Dalma ha raccontato tra le lacrime come gli imputati facessero di tutto per isolare il padre, impedendo a lei, alla madre Claudia e alla sorella Gianina di fargli visita. Ma le dichiarazioni più drammatiche sono quelle in cui descrive nei dettagli il luogo dove veniva curato Maradona. "Il posto era disgustoso - afferma, - puzzava di urina e alle finestre c'erano pannelli che oscuravano la luce. Quando l'ho visto era tutto gonfio". Quest'ultimo particolare era già stato documentato dal pubblico ministero Pablo Ferrari nel giorno d'apertura del processo. La deposizione della figlia Dalma aggrava ulteriormente la posizione dei 7 imputati. "Siamo stati ingannati - aggiunge Dalma, - i medici ci avevano detto che l'assistenza domiciliare era la cosa giusta dopo l'intervento per rimuovere un ematoma in testa. Ci hanno fatto credere che fosse l'unica cosa giusta. I medici potevano salvarlo". Invece la storia è finita in un altro modo.